martedì 7 giugno 2016

Visa...approved!

E dopo qualche tempo vi annuncio che S. ha il Visto approvato!
Lei aveva richiesto un E2 Visa e ha ottenuto un E1 Visa...una grande sorpresa.

Le sue parole fanno trasparire una grande emozione accumulata da mesi anzi, anni!
S. mi scrive di getto subito dopo l'approvazione.
Sono davvero contenta per lei perche per mesi ci siamo scritte e scambiate idee.
A dirvi la verita, non credevo ce la facesse principalmente perche il suo investimento iniziale era zero.
Purtroppo io non conoscevo bene i parametri del visto E1, a questo punto sono felice di pubblicare la storia dell'approvazione.


Rieccomi per raccontarvi il seguito della mia storia. 

Siamo ad aprile 2016 e la procedura ha preso una piega imprevista… 
Ma andiamo per ordine! 

L’11 dicembre 2015 ho inoltrato la richiesta di visto E-2 allegando una marea di documentazione e ho pazientemente aspettato i “minimo 35 giorni lavorativi” che ci vogliono per ottenere una risposta (a cui si aggiungevano le pause natalizie e di inizio anno nuovo). 
Ebbene, i primi di febbraio ricevo un’e-mail in cui mi si dice che la procedura nel frattempo (a gennaio!) è cambiata e che devo rinviare l’e-mail e la documentazione (tra cui anche documenti aggiuntivi) seguendo un preciso metodo e ordine indicato sul sito USCIS. L’ho fatto ma, nonostante le mie rimostranze, l’attesa è ripartita da capo! Altri 35 giorni lavorativi…! 

Finalmente, il 22 marzo 2016, ho ricevuto la tanto attesa e-mail di convocazione presso l’Ambasciata di Roma per il colloquio… Un turbinio di emozioni indescrivibile!!! 
Quella, la fatidica “interview”, sarebbe stata l’ultimo passo verso il visto… sempre che lo avessi ottenuto. Prenoto la data del colloquio alle 15:00 di lunedì 18 aprile. Inutile dire che, più si avvicinava questa data, più l’emozione e l’ansia crescevano… Mi daranno il visto? Me lo negheranno? Mi faranno domande a trabocchetto per cercare di non darmelo? Aiutooo… 

Il 18 aprile prendiamo (S. e marito) l’aereo da Malpensa e atterriamo a Fiumicino. Ci rechiamo direttamente in Via Veneto, dove facciamo appena in tempo a mangiare un boccone a qualche decina di metri dall’Ambasciata, e poi entriamo. Dopo un’attesa al cardiopalma di circa mezzora, durante la quale abbiamo assistito ad almeno tre dinieghi (il che aumentava la mia ansia), tocca a noi. 
Siamo gli ultimi. La funzionaria, tra l’altro, è piuttosto irritata perché un signore prima di noi ha fatto parecchie storie quando lei gli ha negato il visto, adirandosi e protestando… E se conoscete un po’ gli americani, soprattutto quando ricoprono una carica di autorità, sapete che questo “non s’ha da fa’”!!!
Insomma, arriviamo noi e la funzionaria è visibilmente irritata nonché forse anche stanca, dato che era a fine giornata lavorativa. Ci prende le impronte digitali e “liquida” mio marito, dato che la “main applicant” ero io. Rimango sola allo “sportello”: siamo solo io e lei. La funzionaria parte con una serie di domande a raffica a cui però non mi dava nemmeno il tempo di rispondere! Non era ben predisposta. Io cerco di rimanere calma… 
Premetto che io ho fatto richiesta del visto E-2 senza avere investito nulla perché noi possediamo già tutto quello che ci serve per cominciare a lavorare fin da subito, e inoltre avevo letto che, se non si sono già fatti investimenti, bisogna essere in procinto di farli: i nostri investimenti sarebbero partiti una volta messo piede negli USA, acquistando auto, telefoni, ulteriori apparecchiature per lavorare, mobili da ufficio ecc. Niente, la funzionaria continua a dirmi che per ottenere quel visto bisogna già avere investito e/o avere già dei dipendenti o dei collaboratori che lavorano per te negli USA. 

Il visto E-2 mi viene negato. 

Non sto a descrivere come mi sentivo perché non ci riuscirei… Mi stava crollando il mondo addosso. Anni di sogni e speranze, tentativi, informazioni, consulenze… Non può essere. Mentre, estremamente delusa e abbattuta, risistemo i documenti nella mia cartelletta, dico che speravo che il fatto di lavorare a tempo pieno da tre anni e mezzo per una grande organizzazione americana potesse rappresentare un punto a mio favore… 
La funzionaria vuole saperne di più (anche se il tutto era scritto sia nel Business Plan che nella lettera di presentazione… ma li leggono prima di fare il colloquio alla gente? Boh…). Le spiego cosa faccio, da quanto tempo, quanto guadagno… Il tutto sempre rimanendo calma, gentile e rispettosa. La funzionaria comincia a cambiare atteggiamento nei miei confronti. Si fa due calcoli mentali per capire il mio profitto annuo e mi dice che, se le dimostro che tutto quello che le ho detto è vero, potrei qualificarmi per il visto E-1, il Treaty Trader Visa! 
Si riaccende in me un barlume di speranza mentre la guardo con gli occhi sgranati… “Really?”, le dico. “Lascio il Suo caso in stand-by. Torni domani mattina e mi porti tutte le fatture che ha emesso finora a questo cliente e tutti gli estratti conto da quando lavora per questa organizzazione, che mi dimostrino i pagamenti mensili”. 
“Ehm, io ho il volo di ritorno stasera perché abito in Lombardia, e tutto questo si trova nel mio computer…”. 
"Allora torni quanto prima, possibilmente già questa settimana, così mi ricordo del Suo caso”. “Certo, va benissimo, lo farò! Cercherò di tornare entro due-tre giorni. La ringrazio moltissimo per questa opportunità!”. Ancora una volta non riesco a descrivere le emozioni che ho provato in quel momento… La delusione è stata scalzata da una nuova speranza! Se mi ha detto così, non mi farà tornare a Roma con tutti documenti che mi ha richiesto per poi negarmi anche questo visto, che lei stessa ha suggerito, no??? Riprendiamo l’aereo di ritorno. 
Il giorno dopo passo tutto il pomeriggio a stampare, stampare, stampare… Qualche centinaio di fogli, fiumi di inchiostro. Poiché la presenza di mio marito non era necessaria per il secondo colloquio in quanto le impronte ormai gliele avevano prese, e poiché la funzionaria mi ha chiesto di presentarmi al mattino, prenoto un treno Milano-Roma per l’indomani ancora, mercoledì, con l’intenzione di pernottare a Roma ed essere in Ambasciata giovedì mattina alle nove, ossia all’apertura. Così ho fatto. 
Giovedì mattina, 21 aprile, ossia tre giorni dopo il primo colloquio, sono di nuovo a Roma, di fronte alla funzionaria, che mi riconosce subito e appare rilassata e sorridente… Forse perché sono la prima e nessuno l’ha fatta stressare prima di me? Non so, però mi sembra ben predisposta. Anzi, a dire il vero dietro quel vetro erano in due: lei e un altro funzionario. 
Il mio era un caso particolare… 
Ho mostrato loro tutto quello che lei mi aveva richiesto tre giorni prima e le dico di aver portato anche ulteriori documenti, qualora potessero servire. No, vuole solo vedere fatture, estratti conto e la visura camerale dimostrante che io ho veramente una società in Italia. Il suo collega mi fa altre domande, vuole sapere cosa faccio per questo mio cliente americano, vuole capire se più del 50% del mio lavoro e delle mie entrate sono correlati a questo cliente (requisito per ottenere un visto E-1) e gli confermo che è così. 
 A un certo punto, i due chiudono il microfono e cominciano a parlottare tra loro. Io dentro di me prego. Riaprono il microfono e la funzionaria comincia a scrivere sul suo computer. Non so cosa stia scrivendo ma la prima volta non l’ha fatto, quindi la prendo per una cosa positiva. Mentre ancora sta digitando sulla sua tastiera… la sento dire: “Your visa is approved”. Per l’ennesima volta non trovo parole per descrivere le mie sensazioni… Sorrido, ringrazio, dico che lo apprezzo molto… E ancora ringrazio per avermi concesso una seconda chance. Il tutto cercando di mantenere un contegno, mentre dentro di me avrei urlato di gioia!!! 

Questo è successo solo due giorni fa, il 21 aprile 2016, e sono ancora incredula… Mi sembra di sognare… Tra qualche giorno arriveranno i passaporti col visto e forse solo allora, avendoli tra le mani, realizzerò pienamente che sì, il mio sogno americano si è finalmente avverato! Posso prenotare il biglietto aereo! Sì, ma stavolta di sola andata!!! 
Non vedo l’ora di trasferirmi sulla costa atlantica della Florida centrale e di cominciare una nuova vita. Ne ho un gran bisogno, oltre che una gran voglia! 
In bocca al lupo a chiunque stia leggendo questa mia storia, se anche voi state valutando di trasferirvi negli States!
Una sola cosa vi dico: NEVER GIVE UP ON YOUR DREAM!!!

Grazie a tutti per aver letto la storia di S., ci sentiamo presto e ricordo a chi mi vuole scrivere..e anche a chi mi vuole venire a trovare... alicecielonascosto@gmail.com

Alice

venerdì 25 marzo 2016

La voce di S.



Ciao a tutti!

Volevo condividere con voi una parte di storia di S., una tenace ragazza che ha il sogno nel cassetto: trasferirsi in Florida.
Questo articolo da lei scritto risale "ormai" all'anno scorso, ovvero a Novembre 2015.
Al momento la storia di S. ha uno sviluppo, ovvero qualche mese fa ha compilato e inviato la documentazione necessaria per richiedere un Visa E2. Good luck!
Sembra pero che i tempi si siano davvero allungati rispetto a 2 anni fa, tra il 2013 e il 2014, quando noi abbiamo avviato la ns richiesta. Qui trovate il nostro percorso e preparazione.

Sto preparando, o finendo di scrivere alcune considerazioni sulla nostra esperienza con l'avvocato dell'immigrazione...stay tuned.

Ecco qui cosa scrive S, con la speranza di avere un sequel oltre oceano!

Premetto che, mentre scrivo questa mia testimonianza, sto ancora lavorando al mio visto per potermi trasferire negli USA, un Paese che amo da sempre e dove mi sento “a casa”, nonostante non sia perfetto e abbia le sue contraddizioni… Ma d’altra parte, al cuor non si comanda! :-)

Dopo aver passato anni e anni (più di tredici) a cercare di trovare un modo legale per emigrare e a partecipare ogni anno alla DV Lottery, all’inizio di quest’anno (2015) ho consultato diversi immigration attorney della Florida, stato in cui vorrei andare a vivere, e uno di loro mi ha detto che avrei avuto delle buone possibilità di ottenere il visto L-1A, con il quale avrei potuto aprire una sede negli USA della mia ditta italiana. 
Non mi è sembrato vero! 
L’ho ingaggiato, gli ho corrisposto un anticipo pari a quasi la metà del suo compenso di $ 5.000 e ho cominciato a preparare la documentazione che lui mi ha richiesto. Dopo un paio di mesi lui mi dice che devo aprire una società negli USA e che per questo devo avvalermi di un business attorney, che dovrò pagare a parte, cosa che inizialmente non mi aveva detto. Mi mette in contatto con un business attorney che lavora presso il suo stesso studio di avvocati e mi viene consigliato di aprire una corporation anziché una LLC. La tariffa del business attorney è di $ 1.500! 
Accusato il colpaccio, pago e continuo a fornire documentazione. Passano le settimane e il mio immigration attorney non si fa sentire. Sollecito più volte un aggiornamento in merito alla pratica e lui temporeggia. Fino a quando non si fa proprio più sentire e… vengo a scoprire che nel frattempo ha smesso di lavorare per quello studio ed è come “scomparso”! Durante quel suo silenzio, peraltro, avevo cominciato a dubitare che quel visto facesse davvero al caso mio, anzi nostro, dato che sono in società con mio marito, e avevo domandato a una decina di altri avvocati che cosa ne pensassero. Tutti loro mi hanno detto che, per come è strutturata la nostra società italiana, non avremmo mai ottenuto il visto L-1A! 
Vi lascio solo immaginare il mio stato d’animo… Tanti soldi e tanto tempo sprecati (nel frattempo erano trascorsi più di sei mesi da quando avevo ingaggiato quell’avvocato), per non parlare del fatto che non avevo più davanti a me la prospettiva di potermi trasferire nella mia amata America. L’unica nota positiva è che, dopo aver contattato lo studio per cui il mio ormai ex immigration attorney lavorava e aver spiegato la situazione ai titolari, loro hanno accettato di rimborsarmi l’anticipo che io gli avevo corrisposto! Purtroppo però non si poteva fare niente riguardo al compenso del business attorney, dato che lui il suo lavoro l’aveva svolto (peccato che, mesi dopo, sono venuta a sapere che avrei fatto meglio ad aprire una LLC anziché una corporation…).

Sconforto totale. Il mio sogno sembrava svanito… Fino a quando, un paio di mesi dopo, conosco una connazionale emigrata a Orlando, Florida, un paio di anni fa e mi faccio raccontare da lei il suo percorso. Mi spiega di aver conosciuto un immigration consultant (non un avvocato, dunque, ma un consulente) che l’ha aiutata a ottenere un cambio di status da B-2 a E-2. Questa coraggiosissima italiana, infatti, aveva fatto un salto nel buio trasferendosi in Florida con marito e figlioletta con in mano un semplice B-2 (visto turistico valido sei mesi) e con l’idea di trovare poi un modo per rimanere in America. E l’ha trovato tramite questo immigration consultant che, avendo lei deciso di rilevare una piccola trattoria senza neanche spendere chissà quale cifra, le ha fatto fare il cambio di status e ottenere il visto E-2. Riprendo a sperare, contatto anche io l’immigration consultant, gli spiego di cosa ci occupiamo in Italia e lui mi dice che anche per noi non ci dovrebbero essere problemi. Oltretutto la sua tariffa è anche inferiore a quella di un immigration attorney ed è molto preparato, oltre al fatto di poter contare su dieci anni di esperienza e vantare più di 600 clienti soddisfatti.

Questo consulente cerca di convincermi a fare anch’io quello che hanno fatto gli altri, ossia trasferirmi negli USA col visto B-1 o B-2 e richiedere il cambio di status. Io però, per come sono fatta, preferisco tenere quello come piano di riserva (o meglio, come ultima spiaggia) e provare a richiedere il visto E-2 dall’Italia. Se fossi stata single ci avrei forse provato, ma avendo anche marito, gatto e un’attività già avviata qui in Italia, preferirei lasciare tutto e partire già con il visto E-2 in mano. Anche così, però, il mio consulente mi consiglia vivamente di richiedere comunque il visto B, per la precisione il B-1 (visto business per sei mesi), e così facciamo. Prepariamo tutta la documentazione necessaria, andiamo al Consolato USA a Milano e, nonostante la mia grande ansia nel timore che ce lo neghino, ce lo concedono senza batter ciglio. Oltretutto la validità di questo visto è di dieci anni, nel senso che può essere usato per massimo sei mesi alla volta, anche se non consecutivi, per dieci anni. Diciamo che in questo momento è già un grande sollievo il fatto di non dover più usare l’ESTA per andare negli USA ma di aver questo bel visto B-1 sul passaporto! :-)

Ebbene, come vi dicevo, in questo momento sto ancora lavorando al mio sogno: per la precisione, sto per compilare il modulo di richiesta E-2 con la speranza di essere poi convocata in Ambasciata a Roma e di ricevere questo tanto agognato visto. Speriamo bene! :-)

lunedì 23 novembre 2015

Giochiamo con gli schemi!

Ho trovato questo ottimo schema che riassume i Visa statunitensi.
Vedo che l'autrice è Anna Vital.
Facendo una semplice ricerca su google, ho trovato il suo sito, ed è fantastico!

Ecco come lei riassume i Visti di imprenditori che sono possibili negli Stati Uniti.
Molto carino.
Alice


sabato 21 novembre 2015

Un articolo interessante sull'E2 Visa

Ciao a tutti.
Nonostante abbiamo già i piedi fissi per terra, io ho il vizio di cercare aggiornamenti o notizie.

Io vorrei ringraziare tutte quelle persone che mi hanno contattato, che mi hanno raccontato la loro storia e che si sono aperti perchè per me ogni esperienza è insegnamento.

Inoltre sono fermamente convinta che ogni esperienza è aiuto per chi in futuro ha bisogno di capire come muoversi nel mondo dei Visa Statunitensi.

Il visto E2 è stato per noi il modo per venire a vivere e lavorare negli Stati Uniti (vedi qui).
Come ho detto spesse volte, non è possibile venire a vivere qui o cercare lavoro senza un visto.


Qui vorrei indicarvi un chiaro link che aiuta ancora meglio, con parole diverse e certamente più formali delle mie, a cosa vuol dire avere un visto E2.

http://www.beesness.it/2014/02/24/impresa-negli-usa-visto-e2-visa-green-card/

Inoltre grazie a Facebook e al Gruppo Italiani a San Francisco, ho virtualmente "conosciuto" Marco Ambron, che lavora come immigration attorney a San Francisco. Vi menziono il suo sito, molto interessante. http://www.ambronlaw.com/
Lui parla italiano, cioè è italiano. Parlare inglese non è scontato neanche al giorno d'oggi e ci sono molte persone che per varie ragioni non si sono mai concentrate nell'imparare un'altra lingua.(d'altra parte credete che gli inglesi/americani conoscono altre lingue?)
Questo però non deve rappresentare una barriera.


Grazie mille a tutti coloro che mi leggono e a chi mi contatta.
In bocca al lupo.

Alice

venerdì 20 novembre 2015

POST POSTUMO! Pensieri Americani Aprile 2015 - Già un anno di California!

DOPO MESI HO RILETTO ALCUNI ARTICOLI MAI PUBBLICATI.
DOPO MOLTE EMAIL, PUBBLICO POSTUMO QUESTO POST SCRITTO 8 MESI FA.
ESSERE SEMPRE POSITIVI è ESSENZIALE.

Marzo 2014 - Marzo 2015 un anno che siamo qui, e non saprei da dove cominciare per raccontarvi questi mesi.
Generalizzare dicendo che va tutto bene è riduttivo. Il 2014 è stato un percorso di crescita.
Affrontare il cambiamento con grandi aspettative e un sorriso smagliante è stato fondamentale.
La mia vita ora include incondizionatamente il concetto di "famiglia" che per noi vuol dire io Mr P. e 2 cani e devo dire è arrivato insieme a molti altri concetti ed è stato meglio così.
Sì, nuovo paese, nuova lingua, nuovo lavoro, nuova famiglia, nuova esperienza di convivenza 24/7.
Rispetto il mio io e gli do voce.
E' stato un vortice che è arrivato tutto insieme e passata la tempesta dei primi mesi è arrivata la quiete.
Sì, stavo parlando con una mia amica la settimana scorsa e son convinta che è stato un bene che sia arrivato tutto insieme piuttosto che una cosa alla volta.

Senza una decisione precisa ho vissuto questi mesi con grande positività e aspettative, felice e a volte cieca. Avevo dentro al cuore una mare in piena che mi ha portato a minimizzare le difficoltà, risolvendole e andando avanti.
Questo concetto vorrei spiegarlo ancora una volta.
Ho visto sempre il cielo azzurro di giorno e tante stelle di notte, e mi caricava. Sentire che un sogno si realizza mi ha dato una carica mostruosa, e mi faceva guardare avanti non soffermandoti sui problemi,
no io i problemi non li vedevo proprio.

Son stata appagata dal mio atteggiamento, la positività è la chiave che mi faceva sentire che potevo aprire tutte le porte.
Ma a volte son stata cieca ed egoista.
Non voglio entrare nello specifico ma mi voglio dare un consiglio e voglio imparare da questo errore.
Perchè non ero sola.

A Marzo abbiamo compiuto un anno di trasferimento e il 1° di Aprile abbiamo compiuto un anno di Inn!
Auguri a noi.

e un grande GRAZIE  a tutti.

venerdì 17 aprile 2015

Trasferirsi con cani - In Viaggio aereo!


Oggi vorrei scrivere un articolo utile a tutti coloro che dovranno viaggiare in aereo con cani al seguito.
Bau!
Tutti i cani che sono di peso superiore ai 6 kg non possono viaggiare in cabina assieme ai proprietari, purtroppo, ma se mi state leggendo, già lo sapete.
Stranamente ho notato che trovavo in internet solo esperienze ristrette ai cani che viaggiano in cabina oppure info di chi forniva il servizio di trasferimento degli animali, come professione.
Quindi esperienze in cabina che non mi interessavano, esperienze di trasferimento fatte da ditte specializzate che fanno questo per lavoro, non mi convincevano.
Allora, ecco cosa è successo a noi.

Viaggio in aereo in stiva pressurizzata

Dopo mesi di ricerca e confronto con le compagnie aeree o ditte di trasporto animali, abbiamo capito che per ragioni economiche e per ragioni di premura/egoismo/core de mamma, i nostri cani avrebbero viaggiato nel nostro stesso volo aereo.

Abbiamo contattato varie ditte che si occupano di trasferimento di animali e sempre con molta gentilezza ci hanno stilato preventivi e spiegato come si sarebbe svolto il trasferimento.
I maggiori contro erano:
- prezzo: purtroppo i preventivi erano davvero alti per trasferire 2 pastori belga (parliamo dai 7 ai 9 mila dollari - tutto incluso eccetto il tragitto casa aereoporto).
- logistica: i cani non avrebbero viaggiato con noi bensì in voli precedenti/successivi di ore o giorni, organizzazione che ci avrebbe messo in difficoltà.

Lì per lì abbiamo anche considerato la soluzione di trasportare i cani dentro un volo cargo, come per esempio si fa per importare un cavallo dall'America, ma questa soluzione, ancora una volta non ci piaceva.

Così abbiamo contattato Lufthansa, la compagnia con cui eravamo sicuri di volare.
Grazie alle misure dei cani e dei trasportini, i cani avevano l'opportunità di volare AMBEDUE con noi nel nostro stesso volo aereo così abbiamo deciso di seguire ciò che Lufthansa e IATA richiedevano in termini di trasporto animali.
Era necessario seguire le 2 indicazioni.
IATA parla delle caratteristiche del trasportino (che poi è una gabbia ma sto termine non mi piace), ad esempio di che materiale poteva essere oppure di che tipo di aperture doveva avere;
Lufthansa invece decide grandezza massima e peso possibile per ogni volo.
Abbiamo comprato i trasportini on line (Ferplast è la mia ditta preferita) secondo le massime misure possibili per stivare 2 gabbie assieme in stiva pressurizzata.

E' importantissimo tener presente che i cani nel trasportino devono avere una decina di cm sopra alla loro testa ma soprattutto devono avere la possibilità di girarsi all'interno della gabbia senza impedimenti e agevolmente.

Pena è che non fanno volare il cane e ho conosciuto una persona che ha perso il volo per andare a comprare una gabbia idonea.

Non sottovalutate nulla, infatti mente cercavo delle gabbie usate ho conosciuto un ragazzo che aveva volato in Montana (Usa) con 2 cani e lui ha perso l'aereo non l'hanno fatto imbarcare da Venezia perchè il trasportino era troppo piccolo e il cane non si girava. Morale, è dovuto correre a comprare un'altra gabbia.

Qui ho scaricato questa immagine che spiega in po' le regole che abbiamo seguito.



Dopo aver comprato le gabbie giuste, è iniziato il training.
E' fondamentale allenare il cane a stare in gabbia, dormire e passarci del tempo per evitare traumi.
E se un proprietario è sensibile, cerca di fare del training un momento di gioia.
Noi abbiamo 2 cani con caratteri totalmente diversi così ho dovuto diversificare l'approccio con le gabbie.

Vi invito a seguire questo video fatto dalla ditta PetRelocation.com, che è tra l'altro una ditta a cui io avevo chiesto un preventivo per il trasferimento.
Trovo che lavorano con una grande professionalità e serietà.
Qui https://www.youtube.com/playlist?list=PLB5DD9C57D6DB7E22 trovate la selezione dei loro migliori video, e vi  consiglio di guardarli, ci sono dei trucchetti che sono davvero utili.
Anche se si conosce il proprio animale, c'è sempre da imparare.



Bau bau!

Alice





giovedì 16 aprile 2015

E dopo mesi...

E dopo mesi eccomi qui, ancora, a pubblicare qualcosina di veloce per il mio caro affezionato blog.

Il Mio Cielo Nascosto ormai svelato mi assorbe tantissimo tempo e vi devo confidare che mi sto proprio godendo la vita americana.

Con pro e contro.
Un pro? Ho preso la patente, vi ricordate che feci quella internazionale?
Un contro, magno come se non ci fosse domani!

Sto mettendo insieme tante idee per concludere discorsi e argomenti che avevo iniziato a trattare, ma travolta dalla vita qui, ho lasciato in un angolo.
Tipo le figure professionali utili per il trasferimento e  com'era andata l'intervista consolare di Febbraio 2014, e altre nozioni che ci sono servite per venir qui!
Questo breve post è anche per dirvi che vorrei cercare, anche quest'anno di farvi raccontare esperienze reali.

Quindi vorrei ringraziare tutti coloro che mi leggono, che mi scrivono in pvt e che mi aiuteranno in questo.
Scrivetemi ancora in molti, io ci sono, carica e volenterosa.

A presto!
Alice

Fridays at Sebastiani Winery